socializzazione

Quante ore si può lasciare da solo un cane e quindi anche un cavalier king?

Amici ho letto questo articolo di Valeria Rossi e ve lo propongo,scremando un po le parti che lo rendon un po’ troppo “lungo”(e ancora forse lo è ma leggetelo tutto dice cose importanti)… mi scuso con l’autrice ma io sono un amante della sintesi. Se state pensando di prendere un Cavalier Kin vi sarà senz’altro utile dargli una letta!

 

di VALERIA ROSSI – Negli ultimi tempi questa domanda mi è stata rivolta un numero veramente impressionante di volte. Spesso (l’ultima volta proprio stamattina) nella variante “esiste una razza che possa stare molte ore al giorno da sola?”.
Oggi, però, vorrei riprendere l’argomento da un altro punto di vista: chiarendo, tanto per cominciare, che NO, non esiste “una razza” particolarmente adatta alla solitudine: esiste semmai una “specie”, e si chiama “gatto”.
Il gatto è – almeno dal punto di vista etologico – un animale solitario, che in natura vive per conto suo, caccia da solo, non ha bisogno di interagire con altri per cavarsela.
Come al solito, in realtà, la pratica non sempre dà pienamente ragione alla scienza: una delle mie due gatte, se sono in casa ma la chiudo fuori dalla porta, è capace di passare quaranta minuti a saltare sulla maniglia, finché riesce finalmente ad appendercisi, ad  aprirla e a venirsi a piazzare davanti al monitor a farmi purr purr a millemila decibel  (che è poi il motivo per cui le chiudo spesso la porta in faccia). Sarà anche un animale solitario, ma la compagnia le piace assai.
Però, se resta sola in casa tutto il giorno perché io non ci sono, lei se ne infischia. Si fa i fattacci suoi, dorme, gioca con sua sorella, si arrampica sulle tende. Quando rientro, che sia stata fuori dieci minuti o tutto il giorno, la prima cosa che fa è sempre e solo quella di andare dalla ciotola: “Allora? Si mangia? Sei in ritardo, è questa l’ora di arrivare? Ho fame!”.
Se lasci da solo un cane, lui passa tutto il tempo a pensare che non ci sei (poi può reagire abbaiando e disfando casa, oppure attendendo pazientemente: ma senza di te la sua vita è vuota e senza senso): e quando rientri, anche se se stato fuori dieci minuti netti, ti fa le feste come se non ti vedesse da trent’anni.
Questo perché il cane è – sempre dal punto di vista etologico – un animale sociale: il che significa che ha bisogno di interagire con altri per sopravvivere (e non solo perché “gli piace stare in compagnia”).
La differenza, ovviamente, è abissale. E’ vero che cani e gatti amano entrambi il rapporto con l’uomo, le coccole, l’interazione, lo stiamo-vicini-vicini: ma se per il gatto questa è una scelta, per il cane è una “conditio sine qua non”. Senza compagnia, senza un gruppo sociale, il cane pensa di non poter sopravvivere: quindi, quando resta solo, pensa immancabilmente: “Oddio, e adesso cosa sarà di me?”.

Il gatto, se resta solo, pensa: “Okay, non c’è nessuno: posso dormire, oppure dare un’occhiata in giro per vedere se posso ammazzare qualcuno  per cena”.
Il pensiero di essere in balia degli eventi non lo sfiora neppure.
Per il cane, al contrario, è l’unico pensiero.
Ecco perché sostengo sempre che “solo” e “cane” non dovrebbero poter stare nella stessa frase: perché il cane unico, ogni volta che viene lasciato a se stesso anche solo per pochi minuti, si pone la domanda “cosa sarà di me”.
Teme, per esempio, che la cena non arriverà mai: e poco conta il fatto che venga servita in ciotola anziché cacciata dopo aver stabilito una strategia di branco: la cena prevede interazione, uno che la offre e un altro che se la mangia. Se manca il primo, il secondo muore di fame.
Ma il cane è davvero così scemo da pensare “oddio, morirò di fame” ogni volta che i suoi umani escono di casa?
No, ovviamente no: o almeno, non proprio.
Istintivamente lo penserebbe, perché il suo DNA è quello e c’è poco da fare: però è possibile, attraverso l’educazione, l’abitudine, il condizionamento – chiamatelo un po’ come volete – arrivare a far sì che pensi: “Morirò di fame? Ma no, dài: è uscito, ma poi torna. E’ sempre tornato, tornerà anche stavolta”.
Per il cane la socialità è “di per sè” un bisogno primario: siccome nella realtà dei fatti è quello che permette di soddisfare tutti gli altri, il cane lo sente proprio come qualcosa di cui non può fare assolutamente a meno. Anche se resta solo con una ciotola piena di cibo, infatti, lui non si sente tranquillo (potrebbe sempre arrivare un predatore, va’ a sapere. “E da solo come lo affronto?”).
Il cane è davvero così scemo da pensare che casa nostra possa essere improvvisamente invasa da predatori affamati?
Ancora una volta, non proprio. Ma sotto sotto, nel fondo del fondo del suo inconscio, sì. Perché un animale sociale è fatto così, i suoi geni gli dicono questo: da soli non si sopravvive. E se l’esperienza pratica può insegnargli il contrario, può tranquillizzarlo sul fatto che prima o poi il branco si riformerà, che non è stato lasciato solo per sempre ma solo temporaneamente e in condizioni di assoluta sicurezza…una piccola parte di lui non  ci crederà mai fino in fondo.

Detto questo: esistono razze che “possono stare da sole” in assoluto?

Ovviamente no: se così fosse,  non sarebbero cani.
Esistono razze che soffrono meno la solitudine rispetto ad altre?
Questo sì.  Le razze che la soffrono “un po’ meno” esistono, e vanno cercate esaminando la loro storia e la loro selezione: i cani guardiani delle greggi o delle mandrie, per esempio, per secoli sono stati abituati a passare molte, molte ore da soli a controllare il bestiame e ad evitare che fosse attaccato dai lupi o dagli orsi. I cani nordici sono cani a cui è sempre stato chiesto di prendere decisioni autonome. Se stai in fondo a una slitta trainata da cani non puoi vedere, per esempio, il burrone che ti si apre davanti: il cane di testa, invece lo vede. E se non decide in proprio di fermarsi o di cambiare direzione, la cosa finisce male. Quando leggo libri in cui vengono definite come “intelligenza” la prontezza nell’obbedire agli ordini, mettendo quindi ai primissimi posti in classifica i cani più docili come pastore tedesco o border collie, io penso sempre che una slitta trainata da border collie finirebbe probabilmente inghiottita dal primo crepaccio che trova. Con i pastori tedeschi, avendoli allevati e addestrati per molti anni, levo il “probabilmente”: sono SICURA che volerebbero di sotto con tutta la slitta e col musher attaccato.
Per questo motivo, nei cani nordici, è stato considerato assai gradito un certo gradi di indipendenza, e la loro selezione ha preferito i cani che sapevano affrontare i problemi da soli, senza chiedere aiuto all’uomo.
Morale: i cani non sono tutti uguali, neppure nella socialità e nella ricerca di rapporto. E’ inutile che faccia una “lista della spesa” di razze più  o meno adatte a passare molte ore da sole: basta informarsi un po’ sulle origini e sulla storia di ognuna di esse, e trarre le debite conclusioni. Le razze selezionate per “pensare in proprio”, per passare molto tempo lontane dall’uomo, per lavorare lontane dall’uomo (quindi cani nordici, segugi, cani da guardia del bestiame o del gregge) sono, generalmente, meno “appiccichine” dei cani selezionati per stare proprio francobollati all’uomo (cani da difesa, cani da compagnia, cani da guardia della proprietà privata).
Nessuna di queste razze, però, è… un gatto: quindi anche il cane più “adatto” a stare molto da solo sarà sempre “adatto” tra virgolette, appunto. Sarebbe più corretto dire “meno inadatto”, piuttosto che “più adatto”. Perché il cane, in quanto cane, da solo non ci dovrebbe proprio stare mai. E figuriamoci per otto ore al giorno.

Visto, però, che nessuno di noi fa Gates o Batista di cognome, e che a quasi tutti noi poveri umani “tocca lavura’”… ecco che il problema si presenta anche quando abbiamo ben presente l’etologia canina e i bisogni primari del cane. Perché quello di arrivare alla fine del mese è un nostro bisogno primario, e in qualche modo tocca soddisfarlo.
La risposta sembra semplicissima: il cane ce lo prendiamo quando andiamo in pensione. Oppure ce lo prendiamo solo se a casa, quando noi andiamo al lavoro, ci resta una moglie casalinga o una nonna che in pensione c’è già.
Però ci sono un sacco di famiglie che, per soddisfare il bisogno primario di arrivare a fine mese, sono costrette a lavorare in due (e se capita, spediscono a lavorare pure la nonna): se queste famiglie amano i cani, che devono fare? Rinunciare per forza?
In realtà, no: non è detto.
Dipende.
Dipende da quanto siamo disposti a sostituire la quantità con la qualità, per esempio: perché il cane si romperà sicuramente le scatole per otto ore al giorno, ma se almeno un paio delle altre otto disponibili (considerato che anche dormire è un bisogno primario) le dedichiamo completamente a lui, allora il gioco può valere la candela.
Se invece lo lasciamo a casa otto ore, poi arriviamo a casa stanchi e magari pure con le palle girate, gli facciamo pat pat sulla testa, gli sbattiamo quattro crocchette in una ciotola e poi ci rincoglioniamo davanti alla TV (anche se col cane sdraiato sui piedi con la faccia adorante, perché finalmente è tornato il suo Dio)…allora è meglio lasciar perdere, perché quel cane lì sta facendo una vita di merda.
ANCHE se scodinzola, anche se ci dà le musatine e fa le scemate, anche se ci guarda come se fosse felice come una Pasqua.
Certo, è contento di vederci: e spera di fare qualcosa con noi. Ma se quel “qualcosa” è guardare insieme il Grande Fratello, a me vien voglia di mandarvi le guardie zoofile e di farvi fare la multa per doppio maltrattamento: del cane e di voi stessi.

Ultime cosette:
a) avere un giardino non risolve un’emerita cippa. La solitudine è solitudine, che tu abbia a disposizione due metri quadrati o dieci ettari;
b) la presenza di un altro cane aiuta. Non basta a creare un vero “gruppo”; ma aiuta (l’effetto collaterale è che il cane potrà legarsi di più al suo simile che a te);
c) un cane che sta tranquillo ad attendere il vostro ritorno, che non si mette ad abbaiare, che non distrugge la casa e così via, non si “compra fatto”. Si costruisce, si crea con pazienza, coerenza, calma ed esercizio.
Il cane va abituato gradualmente, progressivamente, senza stressarlo “sparendo” alla sua vista per ore quando l’avete adottato da due giorni, facendogli pensare che non tornerete mai più e gettandolo nella più nera disperazione (alla quale magari reagirà facendovi fuori mezza casa). Uno dei motivi per cui io no riesco ad essere totalmente contraria al “cane per Natale” è il fatto che Natale preveda per quasi tutti gli umani un periodo di vacanza che si può dedicare alla prima educazione di un cucciolo, ma anche di un adulto (con attenzioni doppie, quanto ai problemi di solitudine, per i cani adottati in canile, che spessissimo sviluppano ansia da separazione): educazione che non deve consistere solo nell’insegnargli a fare la pipì fuori, ma che deve assolutamente comprendere anche l’abituazione a qualche periodo di solitudine.
Il cane deve capire, pian piano, che voi tornerete SEMPRE. Che non deve temere nulla. Che non ci sono predatori in giro per casa, che non verrà mai lasciato morire di fame e di sete, che ogni santissima sera riceverà la sua dose di coccole e di “cose che farete  insieme”.
In questo modo si potrà avere un cane non che “possa” stare per molte ore da solo infischiandosene come un gatto, ma che “sopporti” di passare molte ore da solo (magari con qualche passatempo, come un kong o un osso da rosicchiare) senza far danni e senza far casino.
Non sarà il cane più felice del mondo, questo scordatevelo: ma può essere un cane che conduce una vita serena, ben sapendo che alla fine dell’attesa arriva, ogni giorno, qualche momento che vale davvero la pena di vivere.
d) ricordate che l’impegno di rendere la vita del vostro cane degna di essere vissuta sarà costante ed immutabile, previsto per ogni santo giorno di tutti i quindici anni circa che passerete insieme.
Se vi sembra già faticoso il pensiero di portarlo a pisciare tre volte al giorno, lasciate perdere: perché oltre a questo ci DEVE essere assolutamente un periodo della giornata dedicato a lui, in cui potrete lavorare o giocare o fare sport, ma dovrete farlo  insieme e dovrà essere divertente per entrambi. Altrimenti è meglio prendersi il gatto.

Invece partire in tromba senza averci perso neanche un briciolo di tempo a valutare la cosa, prendersi il cane in modo irresponsabile e poi scoprire che “non si poteva fare” perché si trovano ostacoli che avrebbero DOVUTO essere prevedibilissimi…ecco, questo è da emeriti pirla.
Quando sento cose come: “l’ho riportato indietro perché è cresciuto“,  o “non lo voglio più perché abbaia“, mi viene quello che dalle mie parti  si chiama “sciupùn de futta”. Ovvero, la classica voglia di spaccare tutto (e nella fattispecie, la faccia del personaggio in oggetto).
Che i cani piscino, caghino, abbaino e – guarda caso – crescano, non sono cose che si possono scoprire da un giorno all’altro. Si devono sapere PRIMA e ci si deve pensare prima.
Così come si deve sapere che il cane è un animale sociale e che ha bisogno di contatti sociali.
Se non possiamo garantirglieli in assoluto, NO CANE, no party.
Se la cosa è risolvibile con l’aiuto di familiari, amici e anche dog sitter (dio abbia in gloria chi li ha inventati), allora sì, ci si può pensare.
Però responsabilmente.

Terzo incontro per i piccoli Elfi nei parchi di Roma

Amici finalmente ci siamo!il 19 aprile alle ore 10.00 fino alle ore 12.00 si svolgerà presso l’area cani di Villa Borghese il nostro Terzo incontro “Passeggiata nei parchi di Roma”. Non tratteremo un argomento in particolare ma saremo semplicemente disponibili a rispondere ad eventuali dubbi sulla crescita o educazione del vostro piccolo elfo. A noi sarà utile vedere come si stanno sviluppando i nostri ex cucciolotti così da potervi dire se dovete cambiare qualcosa nelle cure che gli state dando o se tutto procede per il meglio.

Come sempre vi chiedo di venire muniti di collare e guinzaglio(non mi fate vedere pettorine!!!)e di premietti da dargli nel caso si voglia fare un esempio di addestramento di qualsiasi tipo. Ricordate anche le bustine per raccogliere gli eventuali “ricordini”.

Detto questo non vediamo l’ora di vedervi!!!L’area cani si trova dal lato dello Zoo o bioparco,quindi seguite le indicazioni per quest’ultimo. Per capirci con l’ingresso del bioparco alle vostre spalle dovete proseguire per il viale che avrete di fronte verso sinistra dove c’è l’affitta biciclette. Proseguendo per quel viale alla vostra destra vedrete l’area cani,è davvero grande!Spero sia tutto chiaro amici!

A domenica!

Socializzare il cucciolo di Cavalier King

 

 

Molto spesso chi sceglie di prendere un cavalier king lo fa perché ha paura dei cani e riesce a vincere questa sua paura solo con questa dolcissima e meravigliosa razza.Quindi almeno la metà degli adottanti sono delle persone che hanno una vera fobia per il cane oppure non ne hanno mai avuto uno fino a quel momento,quindi di cinofilia ne sanno poco e niente. Per cui molto spesso finiscono,per paura,a non fare uscire mai il cane di casa o a tenerlo in braccio o solo al guinzaglio quando escono per la passeggiata giornaliera. Poi ci sono i casi limite e cioè quelli che non lo fanno uscire nemmeno per fare i bisogni,avendo magari un giardino o un ampio balcone decidono che il cane può vivere benissimo senza mai uscire di casa.

Non voglio giudicare le scelte personali,credo ognuno abbia un ottima ragione per fare ciò che fa…ma magari leggere queste righe potrebbe esservi di aiuto,specie per chi un cucciolo lo deve ancora prendere e parte quindi da zero.

Dovete tener presente che quando il cucciolo arriverà a casa vostra non conoscerà praticamente nulla,se non che noi che lo abbiamo cresciuto,gli altri cuccioli di cavalier king con cui è stato e i nostri cani adulti. Non avrà idea di chi siete voi,ne di cosa sia il traffico per esempio o una sirena e soprattutto per lui sarà stranissimo non vedere un altro cane!!!Direi quasi inconcepibile… del resto ha passato 24h su 24h dei suoi primi 70 giorni con altri cani(la mamma e o fratellini)e il suo mondo è tutto lì…Sono avvantaggiati i cuccioli che andranno a stare in casa dove ci sono altri cani,si sentiranno subito più a “casa”e nove volte su dieci creeranno prima rapporto con l’altro cane che con voi!!

E’ dunque indispensabile che passata la prima settimana di “ambientamento casalingo” voi iniziate a portare fuori il vostro cucciolo di “cavalier king”da prima in braccio e poi iniziando a farlo un po’ camminare negli ambienti più tranquilli. Se il vostro cucciolo ha finito il suo piano vaccinale individuate subito un area cani vicino a voi e iniziate a portarlo quotidianamente. Per lui sarà una vera gioia ritrovare tutti i suoi simili!!!Questa è l’età migliore per introdurlo in un area cani,infatti nessun adulto morderebbe mai un cucciolo e lui si ricorda ancora benissimo come funzionano le gerarchie della sua specie perché è appena uscito dall’allevamento. Non preoccupatevi di finte ringhiate e né se il vostro cucciolo verrà messo un po sotto da un altro cane…nel loro linguaggio significa “non mi disturbare hai esagerato piccoletto!!”. Il vostro cavalier king scapperà via con la coda tra le gambe guaendo ma la prossima volta si ricorderà la lezione impartita. Ovviamente se la vostra area cani è popolata solo da cani di grossa taglia è comprensibile che non abbiate molto piacere ad andare…provate a cambiare orario in cui lo portate,cambieranno anche i cani presenti. E’ importante portarlo sempre nei stessi giorni e orari per far si che si crei un gruppo con gli altri cani,abitudinari del posto, che decideranno con il tempo le loro gerarchie…ciò permetterà che vi siano delle scaramucce solo ogni tanto e non continuamente.

Se avete amici con cani fateli incontrare tutte le volte che potete e portate il vostro cucciolo il più possibile in giro,più persone e altri cani conoscerà più sarà un cane ben socializzato. Ricordate che il Cavalier King non è come le altre razze,se non viene adeguatamente socializzato nei suoi primi 6 mesi diventa davvero difficile recuperarlo…E’ un cane estremamente sensibile che ha bisogno di più tempo rispetto ad altri cani e tende a chiudersi facilmente. Le borsette “porta cani”saranno un grande alleato per portarlo a spasso,fargli conoscere il mondo ma allo stesso proteggerlo quando è piccino.

Mi raccomando,anche se ha un aspetto e un comportamento da “pupazzetto”il cavalier king è un cane a tutti gli effetti e ama passeggiare e stare con i suoi simili,proprio come a noi piace stare con i nostri amici!Ricordate per questo che noi facciamo gli incontri mensili/bimestrali nei parchi di Roma per aiutarvi a socializzare bene i vostri cuccioli…un occasione per rivederci tutti e passare un paio di ore insieme e un occasione di gran divertimento per tutti i nostri cavalier king!

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